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Giuseppe De Marzo, attivista, economista, giornalista e scrittore, lavora da anni nelle reti sociali, nei movimenti italiani e in America Latina. È attualmente responsabile nazionale delle politiche sociali di Libera e coordinatore nazionale della Rete dei Numeri pari.
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L’epidemia ci sta facendo toccare con mano che la vita nel pianeta, di cui siamo parte, evolve non attraverso la competizione esasperata ma grazie alla cooperazione e alla solidarietà. È sempre più chiaro che il futuro sarà vivibile solo se saprà coniugare giustizia ecologica e giustizia sociale.
Centocelle reagisce contro le bombe e gli attentati. Con la mobilitazione delle reti sociali e di migliaia di cittadini scesi in piazza per dire che la società si cambia con i diritti, la cultura, la bellezza. Mentre la povertà economica e culturale e il razzismo producono subalternità e sottomissione a chi si crede più forte.
Per arginare il collasso climatico non basta premiare le imprese che fanno green economy! Occorre ribellarsi al modello economico che minaccia di condurci all’estinzione e creare un’alleanza (una “Internazionale della Terra”) tra i ragazzi del Friday for Future e i soggetti che lottano per la giustizia ambientale e sociale.
Ormai lo dicono anche le più importanti ricerche internazionali. La cosiddetta “green economy”, fondata sulla scommessa di conciliare gli interessi del capitalismo e della Terra è un grande inganno. Per evitare il crescente, drammatico deficit ecologico c’è solo una strada: consumare meno e ridimensionare molti settori produttivi.
Per sconfiggere le destre non basta costruire un’alleanza politica qualunque. L’Italia è ai primi posti nelle classifiche europeee per le diseguaglianze sociali. La crisi si supera solo ponendo al centro della scena politica questo problema e mobilitando, per risolverlo, la parte viva e sana del Paese.
Dopo la mancata adozione della procedura di infrazione e i dati Istat sull’aumento degli occupati i sorrisi si sprecano. Ma se si guarda in profondità c’è poco da stare allegri. Offrire un lavoro dignitoso e condizioni di vita adeguate richiede un cambio di rotta sulle politiche lavorative, industriali, energetiche e sociali.
Cosa aspettarsi da media e politica di fronte al nuovo “sciopero climatico” degli adolescenti? La provocatoria stupidità dei portatori di smog alla “Libero” che negano la crisi ecologica oppure l’ode ipocrita ai nuovi leader adolescenti che si faranno carico di “salvare la Terra” entro 11 anni altrimenti moriamo tutti?
Siamo dinanzi alla più grave crisi ecologica della storia dell’umanità. Per la prima volta è la nostra stessa sopravvivenza ad essere messa in discussione. Quanto ci viene proposto dalla governance liberista non funziona e le promesse e gli impegni sono stati regolarmente traditi. Solo una nuova agenda può salvarci.
Il reddito di cittadinanza varato dal Governo non ha nulla a che vedere con l’evocata misura tesa a garantire a tutti il diritto a una vita autonoma e dignitosa. È un sussidio condizionato non dissimile da analoghe misure del passato che non abolirà la povertà, come annunciato al balcone dai ministri del Governo.
Il DEF è il frutto della più classica impostazione liberista. Ma distorte parole d’ordine assicurano al Governo un ampio consenso popolare. Far emergere il paradosso è il primo passo per invertire rotta.