Marco Bersani, laureato in filosofia, è dirigente comunale dei servizi sociali e consulente psicopedagogico per cooperative sociali. Socio fondatore e coordinatore nazionale di Attac Italia, è stato fra i promotori del Forum italiano dei movimenti per l'acqua e della campagna “Stop Ttip Italia”.
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Il coronavirus non è né la lebbra né la peste. Per questo le misure draconiane intraprese per contrastarlo appaiono, più che precauzioni a tutela della salute, una lezione di pedagogia disciplinare di massa. A fronte della quale colpisce l’accettazione acritica diffusa, quasi una gratitudine per l’identificazione di un nemico.
Entro fine secolo in Italia la temperatura potrà subirà un aumento tra i 3 e i 6 gradi e si assisterà all’alternarsi di precipitazioni violente e periodi di aridità. Anticipazioni significative sono già in atto. Limitare i danni è ancora possibile ma solo modificando in profondità il modello economico-sociale e il pensiero unico del mercato.
L’insurrezione cilena di questi giorni non poggia su trenta pesos di aumento del biglietto della metropolitana, bensì su trenta anni di “democrazia” che in nulla hanno intaccato la dittatura del libero mercato, introdotta dai carri armati di Pinochet. È una lunga storia che conviene ricordare.
C’è da non crederci. Cassa depositi e prestiti allunga i mutui ai Comuni al tasso del 4-6%. In cambio di un po’ di soldi oggi i Comuni si indebitano ulteriormente per il futuro. È il meccanismo dei derivati. La novità è che ad applicarlo non sono squali della finanza ma un’articolazione dello Stato nei confronti di un’altra.
Lungi dall’essere opere strategiche per far crescere l’economia, le grandi opere sono una manna per il capitale finanziario, che ha bisogno del gigantismo infrastrutturale per garantirsi flussi continui di denaro (pubblico) dal quale estrarre valore finanziario (privato).