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Marco Bersani, laureato in filosofia, è dirigente comunale dei servizi sociali e consulente psicopedagogico per cooperative sociali. Socio fondatore e coordinatore nazionale di Attac Italia, è stato fra i promotori del Forum italiano dei movimenti per l'acqua e della campagna “Stop Ttip Italia”.
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Il Recovery Plan approvato dal Governo è costruito sull’idea che la pandemia sia un incidente di percorso superato il quale il sistema riprenderà il proprio ordinario cammino. Non è così e, per questo, occorre mettere in campo una capacità critica e propositiva e una mobilitazione sociale capaci di costruire un’alternativa.
Contrariamente a quanto raccontano i media, il Recovery fund non è, per il nostro Paese, un grande affare. A cominciare dal fatto che, a fronte di 81,4 miliardi ricevuti “a fondo perduto”, l’Italia dovrà versare all’Europa una quota aggiuntiva di 96,3 miliardi rispetto ai contributi attuali. L’Europa non sembra proprio a Babbo Natale.
I termini dell’accordo su Autostrade diventano sempre più chiari. Molti hanno parlato di un “pareggio” in cui il Governo ha avuto una vittoria politica e i Benetton hanno limitato i danni. In realtà è un’operazione finanziaria, nella quale lo Stato investe una quota di ricchezza collettiva, senza alcun vantaggio per l’interesse generale.
Il coronavirus non è né la lebbra né la peste. Per questo le misure draconiane intraprese per contrastarlo appaiono, più che precauzioni a tutela della salute, una lezione di pedagogia disciplinare di massa. A fronte della quale colpisce l’accettazione acritica diffusa, quasi una gratitudine per l’identificazione di un nemico.
Entro fine secolo in Italia la temperatura potrà subirà un aumento tra i 3 e i 6 gradi e si assisterà all’alternarsi di precipitazioni violente e periodi di aridità. Anticipazioni significative sono già in atto. Limitare i danni è ancora possibile ma solo modificando in profondità il modello economico-sociale e il pensiero unico del mercato.
L’insurrezione cilena di questi giorni non poggia su trenta pesos di aumento del biglietto della metropolitana, bensì su trenta anni di “democrazia” che in nulla hanno intaccato la dittatura del libero mercato, introdotta dai carri armati di Pinochet. È una lunga storia che conviene ricordare.
C’è da non crederci. Cassa depositi e prestiti allunga i mutui ai Comuni al tasso del 4-6%. In cambio di un po’ di soldi oggi i Comuni si indebitano ulteriormente per il futuro. È il meccanismo dei derivati. La novità è che ad applicarlo non sono squali della finanza ma un’articolazione dello Stato nei confronti di un’altra.
Lungi dall’essere opere strategiche per far crescere l’economia, le grandi opere sono una manna per il capitale finanziario, che ha bisogno del gigantismo infrastrutturale per garantirsi flussi continui di denaro (pubblico) dal quale estrarre valore finanziario (privato).