Già docente di italiano e storia all'istituto Gramsci-Keynes di Prato. Vicedirettore della rivista "Ecole". Tra i fondatori di "Alba" e de "L'Altra Europa" ha partecipato da protagonista a numerosissime iniziative politico-culturali.
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Firenze. Due incontri in contemporanea sui migranti: uno con Minniti, l’altro con le vittime del suo memorandum. E viene fuori la proposta, di radicale ingenuità, di organizzare una “cospirazione del bene”. Ci si mette sulle frontiere, si attraversano, si fanno ponti. Si aiutano le persone che soffrono nei lager a fuggire e poi gli si va incontro e si portano via. Una sorta di politicizzazione dell’etica.
Una notte alla GKN di Campi Bisenzio, stabilimento chiuso e 422 operai licenziati. Fabbrica occupata e presenze di solidarietà. Negli operai con cui passiamo la notte c’è disillusione, sfiducia. Ma anche un grande spirito di gruppo. Rispetto al capitalismo e alla sua cultura è una specie di alternativa esistenziale. Forse un dato politico da cui ripartire.
Le manifestazioni contro il nuovo (parziale) lockdown si moltiplicano. Il tutto in un contesto di rabbia, egoismi, paure, frammentazione. La sofferenza sociale non si racconta più in una storia collettiva di possibile liberazione, di «sortirne insieme». Eppure non c’è alternativa: non si esce dalla nottata senza costruire comunità.
La lezione de voto, in Toscana e non solo, è chiara. Se una sinistra non liberista, etica, rispettosa dell’ambiente e delle relazioni umane può rinascere in Italia, non può partire dalle scadenze elettorali e dalle liste. Quello è un altro gioco, mentre oggi è una specie di infinito ballottaggio fra l’orrore e il meno peggio.
Non è mai esistito, in Italia, un periodo in cui è stata così inesistente la sinistra politica. Ci si aggrappa persino al Governo Conte, all’evidenza subalterno a Confindustria ma le cui alternative sono ancora peggiori. Forse se vogliamo costruire barricate contro la destra occorre creare un territorio nostro da vivere e proteggere.
Molte delle critiche rivolte, con riferimento alla gestione dell’epidemia, al presidente del Consiglio sono strumentali ed eccessive. Ma sul terreno comunicativo Conte ha proprio sbagliato. Con un atteggiamento retoricamente paternalistico e insieme burocratico, così vicino e così lontano: prescrittivo e confuso.
Le strade, a Firenze, sono quasi deserte. Silenzio, una pulizia nuova dell’aria: una meraviglia e, insieme, un’angoscia di fondo che entra nell’anima. La sensazione limpida dell’assenza. Del lutto. Resta, come collegamento con la vita, il rapporto diretto con la mia nipotina e quello, indiretto ma intenso, con i miei ex studenti.
La sinistra in Italia è in una crisi che appare, nei tempi brevi, quasi irreversibile. Dal “sole dell’avvenire” alla nebbia fitta del presente. Il primo passo dovrebbe essere capire cosa è successo negli ultimi anni. Cosa si è mosso, si muove, e soprattutto che cosa di altro si può muovere, a partire da quali bisogni e desideri.
La politica dovremmo proporla e viverla come ricostruzione di socialità, di relazioni, di mutualismo. E non solo sul terreno dei bisogni. Esiste un desiderio di comunità politica, di luoghi comuni in cui ritrovare una dimensione collettiva, in cui poter portare tutta intera la propria vita, la propria storia.