Stanlio & Ollio

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REGIA: Jon S. Baird
CAST: Steve Coogan, John C Reilly, Shirley Handerson, Nina Arianda, Rufus Jones, Danny Huston
SCENEGGIATURA: Jeff Pope
FOTOGRAFIA: Laurie Rose
MONTAGGIO: Una Nì Dhonghaile, Billy Sneddon
Biografico, 94 minuti

Stanlio & Ollio di Jon S. Baird, probabilmente il primo vero film dedicato al racconto della coppia comica più celebre e amata della storia della comicità, è in qualche modo un ibrido. Segue, con tutti i pro e i contro del caso, le strade tracciate dal più tipico film biografico e dalla più tradizionale opera omaggio, ma non è davvero fino in fondo un biopic. Non lo è perché, raccontando l’ultima tournée compiuta dal duo in Gran Bretagna nel 1953, letta anche come definitivo ritrovamento intimo e cameratesco di Stan e Oliver e suggello della loro fama globale capace di sopravvivere ai tempi che scorrono, tra le righe reinventa la storia professionale dell’ultima parte di carriera delle due bombette: per intenderci, dalla fine degli anni Trenta in poi. Sintetizzando, non è, infatti, vero che i due abbiano smesso di lavorare insieme per quasi vent’anni, dopo il divorzio di Stan dal produttore Hal Roach raccontato a inizio film.

È questa una libertà storiografica compiuta tra le righe e impercettibile, probabilmente irrilevante per chi non è appassionato, cinefilo o studioso. Ma non è un dettaglio di poco conto da topo di cineteca. Non lo è perché, pur col passo felpato di chi sa di rischiare molto nel raccontare una mitologia e nello scolpire un sepolcro già imbiancato, Baird e il suo sceneggiatore Jeff Pope, grazie a questo tradimento, cercano di smarcarsi dalle briglie del biopic e spostano leggermente il lume dal racconto biografico al racconto più intimo, dalla cronaca all’intimismo; da Stanlio & Ollio a Stan Laurel & Oliver Hardy, in qualche modo.

Nel film di Baird i due, ritrovandosi dopo quel ventennio di allontanamento che nella storia non è mai esistito, è come se liberassero la loro amicizia dall’ombra delle icone interpretate, trovando così in un certo senso una realtà in cui i battibecchi e l’intesa sul palco tra Stanlio & Ollio sono strumentali al rapporto, con i suoi alti e i suoi bassi, tra Stan e Oliver e non più viceversa. Questa è un po’ la tesi di fondo suggerita, con timidezza e col passo felpato di cui abbiamo accennato, dal film.

Le due icone che dominano il palco dei teatri e il grande schermo, naturalmente, sovrastano i due uomini, e le ricorrenti incursioni della slapstick, delle loro gag più tipiche, negli avvenimenti quotidiani della tournée lo dimostrano. Così, come esempio, il baule che sfugge di mano e cade giù dalle scale inevitabilmente rimanda al celebre e beffardo pianoforte protagonista di The music box, mentre, più amaramente, la discussione decisiva tra i due viene interpretata dagli invitati del ricevimento in loro onore come uno sketch improvvisato.

Il film diventa quindi anche il racconto se non di un affrancamento di Laurel (in qualche modo, soprattutto di Laurel) e Hardy da Stan e Ollie, perlomeno di una più serena e consapevole accettazione e convivenza con i loro personaggi e con ciò che, nel bene come nel male, hanno significato nelle loro vite e nel loro rapporto. C’è quindi in Stanlio&Ollio un sottofondo amarognolo inevitabilmente crepuscolare, dovuto non solo all’ovvia considerazione che racconta la fine professionale della coppia, ma pure a queste prese di consapevolezza e che, per esempio, viene trasmesso anche dai toni vintage, un po’ freddi e polverosi, della fotografia di Laurie Rose.

È un biopic che predilige l’affetto e la dolcezza all’agiografia, ricco di tenerezza più che di retorica, quasi asciutto nella sua malinconia crepuscolare di fondo. Certamente i trucchi più tipici e didascalici del biopic non mancano, così come il film di Baird non toglie il dubbio di essere costruito a tavolino, a partire dal dosaggio comicità/intimismo, e mai dà l’impressione di riuscire e di volere davvero smarcarsi da un impianto di fondo tradizionale. Ma nel complesso l’operazione colpisce il bersaglio. Inevitabilmente, buona parte del merito è dei due protagonisti; John C Reilly (Ollio) e Steve Coogan (Stanlio) riescono ad essere mimetici senza perdere la loro personalità ed evitano così, grazie ai dettagli delle loro interpretazioni, l’effetto Bagaglino. Altrettanto brave nel creare una coppia comica parallela sono Nina Arianda e Shirley Handerson, nel ruolo delle mogli rispettivamente di Stan e di Oliver, mentre gustosa è l’interpretazione di Rufus Jones, nel ruolo dell’impresario che organizzò la tournée.

Gli autori

Edoardo Peretti

Edoardo Peretti è nato nel 1985 sulla sponda lombarda del Lago Maggiore ed è stato adottato da Torino negli anni dell'università. Laureato in storia contemporanea collabora, come critico e giornalista cinematografico, con periodici on-line e cartacei (Mediacritica, Cineforum, L'Eco del nulla, Cinema Errante e Filmidee sono le principali collaborazioni). Ha lavorato per festival ed enti del settore e cura rassegne ed eventi, in particolare con l'Associazione Museo Nazionale del Cinema e con l'associazione Switch On.

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