Sesta estinzione di massa e antropocene sono due concetti che bene si coniugano insieme. Siamo dentro all’antropocene, cioè l’era geologica fortemente condizionata dall’azione dell’uomo in ogni campo, e, nel contempo, la presenza invadente/invasiva dell’uomo causa, tra le altre cose, anche un’estinzione di specie, la cosiddetta “sesta estinzione di massa” che riguarda sia specie animali sia specie vegetali. Sesta estinzione di cui magistralmente parlò a livello divulgativo Elizabeth Kolbert nel 2014 (https://neripozza.it/libri/la-sesta-estinzione-una-storia-innaturale-2).
E la sinergia tra antropocene ed estinzione è ancor più pregnante con riguardo alle isole, terre chiuse, circondate dal mare, dove l’azione umana risulta più impattante e l’estinzione più probabile. Anche di endemismi, cioè di varietà rinvenibili solo in quei luoghi. Basti pensare alle trasformazioni avvenute nelle Maldive, nelle Seichelles, a Mauritius, specialmente ad opera dell’industria turistica, perché – anche se suona strano – il turismo è un’industria, responsabile da sola di circa un decimo dei gas serra emessi sull’orbe terracqueo, nonché di seconde case, resort, lodge, spa, campi da golf, porti turistici, etc. etc. Poche isole si sono salvate dall’invasione/invadenza del turismo, facilitato giova sottolinearlo, e proprio nelle aree più sensibili, dai riconoscimenti dell’Unesco, che servono solo ad alimentare i flussi e snaturare i luoghi, non avendo il riconoscimento alcun effetto pratico di tutela. Basti guardare cosa sta accadendo alle Cinqueterre o alla Bassa Langa (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/09/13/unesco-patrimonio-dellumanita-non-impone-alcun-vincolo-di-tutela-e-allora-a-cosa-serve/6800202/).
Dicevo di poche isole che si sono salvate, grazie a stringenti misure di tutela. Penso alle Galapagos. Ma altre, altrettanto sensibili e ricche di biodiversità, sono a rischio, per diversi fattori, non solo il turismo. Tra queste sicuramente Socotra, l’isola yemenita nell’Oceano Indiano, toccata marginalmente anche dalla guerra “a bassa intensità” ma alto numero di morti che si combatte tra opposte fazioni yemenite ma che vede coinvolte anche Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Socotra patisce le conseguenze della guerra, così come dell’aumento del peso antropico, della pastorizia, ma anche, a tendere, con la riapertura completa dei cieli, della possibile, diciamo anzi certa affluenza turistica, viste le sue bellezze e la sua altissima biodiversità, di cui ebbi già modo di parlare (https://volerelaluna.it/ambiente/2019/10/23/socotra-un-paradiso-che-non-e-piu-tale/).
Per questo è utile conoscere Socotra, anche per accontentarsi di sognare di andarci e non diventare noi stessi protagonisti fattivi del cambiamento, inevitabilmente negativo (impresa a cui ho cercato di contribuire con il saggio divulgativo L’ultima isola. Socotra tra natura e antropocene, Bordeaux Edizioni, in questi giorni in libreria e sulle piattaforme online).
La fotografia nella homepage è di Elena Dacome.