È significativo che un regista come Paolo Virzì, non particolarmente votato ai temi ambientali ma sensibile alle problematiche sociali, abbia girato il suo ultimo film con sullo sfondo il tema della siccità che grava da tempo su Roma. A passi veloci siamo entrati dentro un presente distopico in cui, a parte l’aumento tangibile delle temperature, appunto non piove e non nevica più. È un dramma quotidiano cui stiamo assistendo, in particolare nel nord Italia. È dagli anni Ottanta che siamo sotto l’influenza, sempre più estesa durante tutto il corso dell’anno, dell’alta pressione di origine sub sahariana, che ha sostituito quella ben più sana delle Azzorre, e i risultati sono evidenti.
Quello dell’acqua è un tema a me caro e su cui ho scritto parecchio, pur del tutto conscio dell’inutilità delle parole (https://volerelaluna.it/ambiente/2022/06/16/sorella-acqua-e-il-suo-spreco/). Ma ci voglio tornare comunque, mosso – lo ammetto – dall’angoscia che pervade non solo me ma chi è sensibile all’ambiente nel vedere questo cielo sempre blu. Da quando ne scrissi l’ultima volta, in effetti qualcosa è cambiato: i politici ne parlano e anche la Federazione delle Utilities. Il Governo varerà un piano straordinario per fronteggiare l’emergenza (e già qui non hanno capito nulla: non è un’emergenza, ma una nuova realtà) nominando, per attuarlo, il solito Commissario, figura alla moda nelle stanze del potere (https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/03/02/siccita-il-governo-vara-la-task-force/7082572/amp/).
Possiamo scommettere che si articolerà così: nuovi bacini per contenere la risorsa da realizzare con procedure accelerate, possibili interventi sulla rete idrica che è un colabrodo (ma ai nostri governanti non è mai fregato nulla fino ad oggi perché l’acqua scende sempre dal rubinetto), zero sul piano del risparmio (salvo magari una campagna volta a fare meno lavatrici, tipo Pubblicità Progresso). Posso sbagliarmi, ma, conoscendoli, penso che opereranno così. Del resto, il fatto che Confagricoltura plauda all’iniziativa di governo fa pensare che sono nel giusto. Nella stessa direzione la Federazione delle Utilities, che suggerisce un piano in otto punti, in cui si guarda bene dall’affrontare alla radice il problema (https://old.utilitalia.it/download/Infografica_ACQUA.pdf). Quindi gran parte dell’acqua continuerà ad essere indirizzata all’agricoltura per alimentare mucche e maiali (specialmente, ma anche galline e conigli), e non è un caso che la Regione Emilia Romagna, con i suoi devastanti allevamenti, sia la prima a realizzare i nuovi laghetti (40). Ora – ci arriva anche uno scemo – occorrerebbe affrontare il problema a monte: da un lato, intervenendo direttamente sul settore agroalimentare in modo da contrarre la produzione; dall’altro, avviando una campagna di sensibilizzazione rivolta alla popolazione spiegando perché non bisogna mangiare carne o per lo meno ridurne i consumi (e possibilmente anche meno latticini e uova).
Ma non lo si farà perché significherebbe mettersi contro poteri forti. Il settore delle carni in Italia genera un valore economico dell’ordine di oltre 30 miliardi di euro all’anno, rispetto ai circa 180 dell’intero settore alimentare e ai 1.500 del PIL nazionale (dati 2016). Prima o dopo occorrerà arrivare alla modifica dei nostri stili di vita, visto che la nostra impronta ecologica è insostenibile, ma per i nostri governanti sarà un problema che riguarderà altri, in futuro, chi ci sarà. Per il momento è meglio metterci delle pezze piuttosto che affrontare il problema alla radice, o, come si dice, il toro per le corna. Un po’ come – permettetemi il confronto – con l’industria dello sci. Siccità e alte temperature non potranno più permettere di innevare artificialmente, ma chi se ne frega, per il momento pensiamo a ripianare le perdite delle stazioni sciistiche e magari addirittura a potenziare gli impianti. Non c’è miglior cieco di quello che non vuol vedere!
Faccio notare che il grande spreco di acqua sono le colture dedicate ai biogas (mais in primis), circa 200 impianti in provincia di Cremona e il 17% di terreno per mais e sorgo, pompati di acqua e fertilizzanti per finire nella produzione di inutile biogas/biometano.
eppure quando ci cibavamo di carne e di altri prodotti quasi a km zero il clima andava benissimo.
come si spiega?
adesso abbiamo le fragole in inverno, un infinita di prodotti che vengono dall altra parte del pianeta (soia, frutta, ecc) da nuove piantagioni che hanno sottratto prezioso terreno alle foreste. le navi che fanno 10 mila km per portarci la frutta dal brasile non vanno a idrogeno. inquinano moltissimo.
ma il problema sono l acqua che bevono le mucche? sicuri?
ogni anno il settore costruzioni divora quantita enormi di territorio verde.
ci sono citta intere che sono di fatto distese di cemento incapaci di assorbire una goccia di pioggia.
é sufficiente un temporale per allagarle o peggio..
basta fermarsi a qualsiasi incrocio delle nostre citta per notare che le automobili trasposrtano perlopiu una sola persona e che il traffico che aumenta costantemente. e di dimensioni sempre piu grandi (e piu pesanti), peraltro.
se vai in montagna il fine settimana cé piu traffico che a Milano.
la rete mobile é il secondo consumatore di energia elettrica dopo le ferrovie.
ragazzetti che girano in bici elettrica o monopattino, tanto l energia elettrica esce dalla spina…
poi il venerdi protestano per il clima con una diretta su facebook…
infine, nel solco della tipica mentalita italiana, é il governo che deve estrarre la bacchetta magica e risolvere QUALSIASI problema.