«La natura si riprende i suoi spazi». In rete dilaga questa frase che non so quanto inconsapevolmente afferma un principio che ad essere obiettivi è un po’ singolare: che l’uomo non è natura e comunque non ha diritto di esistere su questa Terra.
È una frase che ovviamente accompagna immagini che appaiono inusuali e del tutto aliene alla realtà previrus: si va dall’anatra con gli anatroccoli che zampetta per il centro di Torino, al lupo che si aggira per le vie di Venaus o di Sesto Fiorentino, al delfino che salta nella laguna di Venezia, una laguna limpida come non mai. Ma gli animali selvaggi sull’asfalto e in mezzo al cemento non sono che un aspetto di un fenomeno visibile in piccolo di quello che io chiamo “il verde clandestino”: dappertutto sui marciapiedi dilagano le piante pioniere non più disturbate dal viavai umano.
Ma se le piante è normale che dalla terra sottostante rivendichino il diritto alla luce, a ben pensarci è un po’ anomalo che un’anatra giri per le vie del centro di Torino: sembra quasi una sfida, un rivendicare una riappropriazione di qualcosa che c’era e che non c’è più. Ma potrebbe tornare ad esserci.
Io dico sempre: se l’uomo abbandonasse una città per qualche decennio la ritroveremmo completamente trasformata, con piante e animali in ogni dove. Del resto, sarò esagerato, non so, ma, ragionando al contrario, quando guardo le immagini di New York o San Francisco non posso che correre con l’immaginazione a come dovevano essere quei luoghi solo duecento anni fa. Duecento anni, non la preistoria. Luoghi incantevoli. Cos’hanno oggi di attraente in confronto ad allora?
Ma torniamo alla realtà di questi giorni. Fra un po’ tutto tornerà come prima, almeno in questo senso: le anatre torneranno sul Po, i lupi sulle montagne, i delfini verranno spazzati via dalle grandi navi. In qualche modo si sarà vissuto un sogno. L’augurio è che quelle tante immagini che corrono in rete abbiano avuto un benefico effetto sulle menti obnubilate della gente che non comprende che noi viviamo in relazione col tutto, con quell’anatra che passeggia come con quella saponaria che spacca il muro.
Siamo connessi, ma non parlo della rete, parlo della Madre Terra.
Condivido ogni parola ogni pensiero di questo articolo . grazie Rita di Torino