E i morti per inquinamento?

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Lasciamo perdere per un momento cosa abbia causato il contagio. Sicuramente c’entrano i disequilibri ambientali a livello globale, lo spillover e quant’altro. Ma, dicevo, lasciamolo perdere, e concentriamoci solo sulle morti causate dall’inquinamento.

L’anno scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità stimava che ogni anno circa otto milioni di decessi siano attribuibili all’inquinamento atmosferico. Per quanto riguarda nello specifico l’Europa, invece, l’Agenzia Europea per l’Ambiente denunciava il fatto che nella sola Italia per le polveri sottili ogni anno muoiono circa 80.000 (ottantamila!) persone. Questi sono dati che dobbiamo ritenere oggettivi. Non sono i soliti ambientalisti o le fake news… (https://www.linkiesta.it/it/article/2019/03/22/oms-inquinamento-pm10-morti/41508/).

Ora, pare chiaro che nella stragrande maggioranza dei casi il virus accelera la morte di persone che già di per sé sono a rischio: possiamo ragionevolmente pensare che facciano parte di quegli 80.000? È plausibile, non credete? Detto ciò, dobbiamo sicuramente essere preoccupati del virus, ma dobbiamo prendere coscienza che 80.000 persone morirebbero comunque: il virus ne accelera il decesso.

E dobbiamo altresì ficcarci in testa che la Pianura padana e in particolare la zona di Milano, Bergamo, Brescia ha le più alte concentrazioni di veleni. Altro che Milano come modello, come sostiene il suo sindaco Beppe Sala: modello di cosa, di grazia?

Detto ciò, immaginiamo lo scenario quando il virus sarà stato debellato e diamo per assodato, tra l’altro, che non ritorni. Voi pensate seriamente che ci si preoccuperà di quegli 80.000 che continueranno a morire prematuramente? Ovviamente NO, perché si tratterebbe di mettere in discussione il nostro mortifero modello di sviluppo. Ecco che allora i morti che oggi fanno tanto parlare di sé cadranno nel dimenticatoio. Non solo lo sviluppo è sbagliato. È anche cinico.

Gli autori

Fabio Balocco

Fabio Balocco, nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (in quiescenza), ma la sua passione è, da sempre, la difesa dell’ambiente, in particolare montano. Ha collaborato, tra l’altro, con “La Rivista della Montagna”, “Alp”, “Meridiani Montagne”, “Montagnard”. Ha scritto con altri autori: "Piste o peste"; "Disastro autostrada"; "Torino. Oltre le apparenze"; "Verde clandestino"; "Loro e noi. Storie di umani e altri animali"; "Il mare privato". Come unico autore: "Regole minime per sopravvivere"; “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino”; "Lontano da Farinetti. Storie di Langhe e dintorni"; "Per gioco. Voci e numeri del gioco d'azzardo". Collabora dal 2011, in qualità di blogger in campo ambientale e sociale, con Il Fatto Quotidiano.

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One Comment on “E i morti per inquinamento?”

  1. Buonasera,
    come non ci si preoccuperà per gli 80.000 morti per inquinamento, per i 1100 morti l’anno sul lavoro, per tutti i veleni sparsi un po’ dappertutto, secondo Lei , al termine di questa emergenza,non verrà fuori qualcuno a dire che, per fare “ripartire l’economia, sarebbe bene riaprire i cantieri e “in primis” quello del TAV?
    Saluti
    O.La Serra

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