«Terremoto nel Mugello, scosse fino a 4.5 di magnitudo. Ripresa l’Alta Velocità». Questo il titolo con cui lunedì 9 dicembre La Stampa apriva, con involontario umorismo, la propria pagina online. La “cosa” più importante è dunque l’Alta Velocità, chissà poi perché con le lettere maiuscole. Quasi che i treni normali non contino più nulla.
E già perché sotto al Mugello passa il treno veloce che collega Milano con Roma e se si ferma quello son dolori. Peccato che, guarda caso, nessuno ricordi che proprio l’AV ha assestato al Mugello un colpo mortale, e quello sì che fu un terremoto. Prosciugati 81 corsi d’acqua, 37 sorgenti, una trentina di pozzi e cinque acquedotti. Questo è il risultato di tredici anni di lavori fra il 1996 e il 2009 nelle viscere della terra appunto sotto al Mugello per realizzare il collegamento fra Bologna e Firenze. Un danno ambientale difficilmente calcolabile, per il quale vi sono ancora strascichi giudiziari (https://www.radiocittafujiko.it/il-mugello-devastato-dall-alta-velocita/).
Ivan Cicconi nel suo Il libro nero dell’alta velocità a suo tempo denunciò la dubbia utilità dell’Alta Velocità ferroviaria, così come, di recente, ha fatto Marco Ponti nel suo Grandi operette. Un’opera, appunto, di dubbia utilità (si viaggiava già ad alta velocità con il Pendolino), e pure costosissima per le casse dello Stato, visto che le tratte furono assegnate senza gara d’appalto europea, ma a trattativa diretta, volta a premiare i soliti noti, con il bel risultato che l’AV in Italia, a parità di territorio attraversato, costa almeno quattro volte tanto che in Francia (analisi de Il Sole 24 Ore del 2007). In più le imprese operarono talmente bene da arrecare i disastri di cui sopra. Eppure l’AV è considerata il fiore all’occhiello delle ferrovie italiane, che per realizzarla gettarono alle ortiche la tecnologia del Pendolino che all’estero ci invidiavano.
Così quattro giorni prima del terremoto del Mugello ecco che massimi esponenti del Governo vanno alla celebrazione dei dieci anni di velocità ferroviaria. Proprio nella ricorrenza della Giornata Mondiale del Suolo, suolo che le nuove linee hanno depredato in abbondanza nella nostra penisola. E non hanno ancora terminato l’opera, con Torino-Lione, Terzo Valico, Brescia-Verona e Napoli-Bari in gioco. Ovviamente nello stesso 5 dicembre il governo nulla ha detto sul consumo di suolo.
«Ecco com’è che va il mondo», parafrasando Franco Battiato.