Il Postumano: una filosofia di nicchia?

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Come dice il filosofo inglese Timothy Morton, noi siamo dentro degli “iperoggetti” e non ci rendiamo conto della realtà che ci circonda.

È facile che il secondo giorno che piove dopo un periodo di siccità, il cittadino provi un senso di fastidio e in ascensore si rivolga a noi dicendo “piove sempre”. Quando chiunque di noi si siede sulla tazza del water e defeca, tirando lo sciacquone non sa dove va a finire la deiezione e neppure gli importa. Nel momento in cui ci sediamo in auto e portiamo in giro quella voluminosa e pesante scatola di acciaio, plastica e gomma non ci rendiamo conto di contribuire al riscaldamento globale. E via discorrendo.

Per renderci conto di quello che realmente ci circonda, dovremmo fare un atto di umiltà: spostare la nostra attenzione da noi umani per rivolgerla a ciò che umano non è, che poi rappresenta la stragrande maggioranza della vita sulla Terra. In parole povere, abbandonare la nostra visione antropocentrica, per abbracciare la natura intorno a noi. Animali, piante, ma anche rocce (di “diritti delle rocce” parlava Aldo Leopold, precursore dell’ecologia profonda).

Questo è appunto quello che predica Morton e la filosofia che predica questa necessità è quella del Postumano. Solo riscoprendo l’umiltà, solo abbracciando in senso figurato ma anche letterale la vita “altra” (ma che altra non sarà più) che ci circonda possiamo prendere davvero coscienza del male che facciamo alla Terra e intraprendere un’altra strada. Virtuosa.

Un filosofia di nicchia quella del Postumano? Forse. Per il momento ancora, ma innanzitutto con forti agganci con altre discipline, come l’ecologia profonda citata prima, la decrescita, l’Antropocene. E comunque con sempre più numerosi adepti.

A parte Timothy Morton, in Italia ne sono alfieri almeno l’etologo Roberto Marchesini e il filosofo Leonardo Caffo. Personalmente ho fortemente voluto che venisse inaugurata, presso la casa editrice NEOS di Torino, una collana denominata, appunto, Postumana, il cui primo titolo (Loro e Noi. Storie di umani e altri animali, con prefazione di Caffo) riporta le esperienze di diciassette persone che hanno un rapporto di amore con gli animali (non quelli da compagnia). Un modo per divulgare le esperienze di coloro che già praticano (magari inconsciamente) il Postumano, amando una vipera, un topo, un rospo, un pipistrello.

Per chi voglia approfondire la materia, consiglio il libro di Caffo, Fragile umanità (Einaudi, 2017), in cui egli chiaramente espone le radici del Postumano e la necessità di abbracciarlo. Coerentemente, Caffo fa poi un altro passo avanti e, nella sua ultima fatica, Vegan (Einaudi, 2018), espone la necessità di cambiare alimentazione e diventare vegani. È chiaro che nel momento in cui io abbraccio idealmente la vita intorno a me, sento di dover porre fine al dolore e alla morte che noi procuriamo agli animali. Contribuendo tra l’altro così sensibilmente alla diminuzione dell’inquinamento sulla Terra che deriva dall’allevamento degli animali “da reddito” (orribile espressione con cui si equipara una vita a una cosa): secondo la FAO attualmente un quarto delle terre non coperte da ghiacci sono dedicate all’alimentazione degli animali e non degli umani.

Insomma, abbracciare il Postumano non può che fare bene, a noi umani e alla Terra, che, a suo modo, ci ringrazierà.

Gli autori

Fabio Balocco

Fabio Balocco, nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (in quiescenza), ma la sua passione è, da sempre, la difesa dell’ambiente, in particolare montano. Ha collaborato, tra l’altro, con “La Rivista della Montagna”, “Alp”, “Meridiani Montagne”, “Montagnard”. Ha scritto con altri autori: "Piste o peste"; "Disastro autostrada"; "Torino. Oltre le apparenze"; "Verde clandestino"; "Loro e noi. Storie di umani e altri animali"; "Il mare privato". Come unico autore: "Regole minime per sopravvivere"; “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino”; "Lontano da Farinetti. Storie di Langhe e dintorni"; "Per gioco. Voci e numeri del gioco d'azzardo". Collabora dal 2011, in qualità di blogger in campo ambientale e sociale, con Il Fatto Quotidiano.

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