Intitolare una scuola a Tina Anselmi, partigiana: il no del sindaco

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La vicenda vede come protagonisti Marcon, un piccolo comune della terraferma veneziana, e la sua scuola primaria, edificio nuovo di zecca destinato a ospitare 600 bambini a partire da gennaio 2023.

All’edificio scolastico non manca nulla, salvo il nome: a chi intitolarlo? A dire il vero un nome c’è: maestri e genitori, riuniti nel consiglio d’istituto del giugno 2021 decidono a larghissima maggioranza che la scuola porterà il nome di Tina Anselmi. Ma genitori e maestri non hanno fatto i conti con il sindaco di Marcon, Matteo Romanello, e con la sua giunta di centro destra a cui quella scelta non è affatto gradita, scritto nero su bianco in una delibera dell’ottobre 2022. E pazienza se la valutazione dell’amministrazione comunale – secondo un tortuoso iter che applica anche una legge del lontanissimo 1927 – non è vincolante. Non si perdono d’animo genitori e maestri: preso atto del parere contrario della giunta, il 22 novembre 2022 riuniscono di nuovo il consiglio e riconfermano la decisione: è a Tina Anselmi che sarà intitolata la nuova scuola dei bambini di Marcon. Scelta decisiva, che non può essere ostacolata da chicchessia, giunta comunale di destra inclusa.

La sostanza di questa storia nasce dalle dichiarazioni del sindaco, grazie alle quali il Comune di Marcon mantiene una salda posizione sulle prime pagine dei quotidiani locali per buona parte del 2022. Perché tanta avversione verso Tina Anselmi? Candidamente (si fa per dire) il sindaco così proclama nell’ottobre 2022: «Intitolare la scuola alla partigiana Tina Anselmi è una scelta ideologica più che educativa, meglio Piero Angela». E ancora: «Visto che si tratta di una scuola pubblica credo sarebbe più opportuno far ricadere la scelta su una personalità che si è dedicata alla formazione culturale dei giovani. Quello che inaugureremo sarà un istituto all’avanguardia, anche dal punto di vista tecnologico. E Piero Angela ha sempre lanciato dei messaggi improntati sul futuro». Gli fa eco la giunta comunale, che non aspettava altro: «Si ritiene opportuno individuare una personalità non avente carattere politico, considerato che l’intitolazione di una scuola dovrebbe avere una valenza soprattutto educativa, piuttosto che ideologica».

Qualcuno si è chiesto: ma il sindaco di Marcon conosce la storia di Tina Anselmi? Sa, quel sindaco, che Tina Anselmi ha insegnato per anni come maestra elementare, dopo la laurea in lettere ottenuta giovanissima all’Università Cattolica di Milano? Potrebbe essere utile al sindaco sapere che Tina Anselmi è stata la prima donna a ricoprire nel 1976 la funzione di Ministro del Lavoro, dedicando tutto il suo impegno alla formazione giovanile anche per l’esperienza lavorativa? Eccola la personalità che si è dedicata alla formazione culturale dei giovani!

Acquietate così le ansie del primo cittadino di Marcon? No, non sono queste le sue ansie, e pazienza se Romanello ignora la storia di Tina Anselmi. Poteva però ancora invocare quel cavillo della legge 1188/1927 che vieta di intitolare edifici pubblici a personalità decedute da meno di dieci anni. Tina Anselmi se ne è andata sei anni fa, dunque bastava dirlo: non se ne parla, la legge (anche quelle fasciste tuttora in vigore) va rispettata. No, nemmeno questo c’era bisogno di fare, perché l’ostilità del sindaco è stata esplicita sin dalle prime dichiarazioni. Tina Anselmi era una partigiana. E tanto basta per rimuovere, cavilli burocratici a parte, la capacità educativa e istituzionale, il profondo senso dello Stato che questa donna ha saputo infondere nella storia della Repubblica: Repubblica democratica e, con evidente disappunto degli amministratori pubblici di un piccolo comune del Veneto, antifascista.

Gli ideali che Tina Anselmi ha trasmesso si trasformano così, nel gretto linguaggio usato, in “ideologia”. E non sia mai che una scuola elementare sia dedicata a una persona che a quell’arte della vita civile che si chiama politica ha dedicato tutta la sua esperienza, il suo lavoro, la sua generosità verso il prossimo. Ne sarebbe pregiudicato lo sviluppo educativo dei bambini. Il problema, proditoriamente enunciato nella speranza di non trovare contraddittori, non è solo Tina Anselmi. È soprattutto la staffetta partigiana Gabriella che Tina Anselmi, a 17 anni, scelse di diventare per combattere il nazifascismo, dopo essere stata costretta con le compagne di classe a guardare i corpi di 31 giovani innocenti catturati dai nazisti durante un rastrellamento e impiccati in un viale di Bassano del Grappa il 26 settembre 1944. Questa è stata, e solo questa è, la ragione dell’avversione verso Tina Anselmi: la sua scelta, che ha accompagnato una vita intera e che ha fatto di lei uno dei più significativi esponenti della democrazia italiana nata dalla Resistenza e costruita sulla Costituzione antifascista.

La storia ha un lieto fine: con delibera del 3 febbraio scorso il direttore generale del Ministero dell’istruzione (e del merito), preso atto che si può derogare al divieto della legge del 1927, ha decretato che «la nuova scuola primaria di Marcon, facente capo all’Istituto Comprensivo di Marco (VE), è intitolata a Tina Anselmi». I bambini di Marcon possono finalmente dare quel nome alla loro scuola; e magari i loro insegnanti avranno modo e tempo di spiegare loro chi fosse questa donna e quale esempio abbia dato per le giovani generazioni che vivono in una democrazia grazie alla Liberazione di cui la partigiana Gabriella fu importante combattente.

Resta un fatto, non trascurabile: ci sono amministratori pubblici che, respingendo l’intitolazione di una scuola a Tina Anselmi, rinnegano i valori e i fondamenti della democrazia in cui vivono e possono esprimersi. Questo suggerisce l’impegno di raccontare ai ragazzi di oggi la storia recente del nostro Paese, dalla dittatura fascista alla lotta di Liberazione, ai valori consacrati nella nostra Costituzione: non c’è modo migliore perché la loro vita sia improntata ai princìpi di libertà, eguaglianza, solidarietà.

L’immagine pubblicata nella home page riproduce parte della copertina del libro di Tina Anselmi La Gabriella in bicicletta. La mia Resistenza raccontata ai ragazzi (Manni editore)

Gli autori

Silvia Manderino

Silvia Manderino, avvocata a Venezia, è componente del direttivo dell'Associazione nazionale Giuristi democratici

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